San Giovanni - Cooperative Riunite di Cascina Dé Gatti

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San Giovanni

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Nel territorio comunale di Merlino sorge il bellissimo santuario dedicato a San Giovanni il Battista.
La prima notizia certa che abbiamo della chiesa di San Giovanni Battista del "Calandrone" (piccolo corso d'acqua che una volta bagnava le mura del santuario), è dell'anno 1261 e si trova in una pergamena esistente nell'archivio della Mensa Vescovile di Lodi, pubblicata nel "Codice diplomatico laudense", opera di Cesare Vignati.
Questa chiesa apparteneva alla Plebe di Bariano, (oggi il nome di plebe corrisponde pressapoco a quello di Vicariato), nell'alto Lodigiano, con la chiesa di S. Eufemia: questa fu distrutta nel 1574 e le rendite passarono ad un dignitario appartenente al capitolo della cattedrale.
Della chiesa di Bariano se ne parla sin dal marzo del 1885 in un documento di permuta tra Gerardo vescovo di lodi e Pietro, secondo abate del monastero ambrosiano.

Il 29 agosto 2013, dopo una piacevole passeggiata di circa 36 km, il gruppo "GATURIST" raggiunge il santuario di San Giovanni Battista del "Calandrone" in località Merlino (LO), unico santuario dedicato ad un santo nella Regione Lombardia, nella bellissima pianura ricca di ortaggi e vegetazione.

Sul lato sinistro della chiesa, si trova la vasca con l’acqua benedetta, per il devoto uso dei pellegrini.
Nonostante il progresso della scienza medica e dell’era delle grandi conquiste spaziali, ancora oggi sono sempre tanti coloro che si rivolgono a S. Giovanni Battista per ottenere la sua intercessione, per essere liberati dai loro mali e dalle loro infermità.
La vasca minima ha una lunghezza due metri e trenta centimetri; larghezza un metro e quindici centimetri; altezza ottantacinque centimetri.
Sul lato destro della chiesa si trova la vasca crepata. Era ormai quasi sepolta e coperta di erbacce, ai margini del campetto e con l’ultimo restauro è stata ricomposta e collocata al suo giusto posto.
Della rottura di questa vasca, una tradizione abbastanza lontana, ci racconta un fatto molto strano.
Un cacciatore aveva il cane ammalato e lo immerse nella vasca piena d’acqua, pronunciando questa frase in dialetto lodigiano: «O S. Giuàn, se te fè guarì i Cristiàn, fa guarì anca el mè can». (O S. Giovanni se fai guarire i Cristiani, fa guarire anche il mio cane). Ma all’atto della immersione, la vasca si spaccò e di conseguenza tutta l’acqua andò perduta all’intorno.
Non si hanno documenti che provano tale avvenimento, però la tradizione è molto insistente. La critica moderna è spietata e della tradizione ben poco o nulla tiene conto.
Del resto è un fatto molto secondario ed anche se si volesse tenere in considerazione quanto ci hanno trasmesso le generazioni che ci hanno preceduto, abbiamo visto che ben altre sono le notizie più importanti.
Questa vasca di marmo lunga due metri e quarantacinque centimetri, larga ottantacinque centimetri e alta sessantatré, risulta spaccata in diversi posti e certamente per renderla fuori uso deve essere accaduto qualcosa di straordinario.
Questo avello, – scrive Francesco Cerri nella sua pubblicazione – per noi e per i nostri posteri sarà soprattutto un monumento religioso di singolare importanza, perché ci ricorda chissà quanti credenti sono accorsi alla sua acqua miracolosa e sono stati risanati.

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